Vendite auto elettriche: perché si vendono solo con gli incentivi?

Email: info@tuttoautomotive.it

Vendite auto elettriche: la proposta di un lettore alle Major

Il sig. Franco Fellicò, lettore del nostro blog, ci invia per la rubrica “Lettere scritte dai lettori”, quella che potrebbe essere la soluzione per sbloccare le vendite delle auto elettriche. Lo fa, rivolgendosi alle Major, senza tanti giri di parole. Sentiamo cosa ci propone, per schiodare dal 3-4% le vendite delle auto elettriche. Buona lettura!

Premessa

Anche se in altre occasioni ho già affrontato il problema della transizione della mobilità all’elettrico, in questo scritto vorrei fare però un’analisi approfondita di come si sta gestendo questa transizione per verificare se si sta percorrendo la strada giusta o se si potrebbe fare di meglio.

Per poter valutare se quello che si sta facendo serve o no a qualcosa è bene però prima approfondire quale è lo scenario in cui ci si muove e, anche se questo scenario è noto, penso sia utile analizzarlo in tutti i dettagli perché tutti concorrono a definirlo chiaramente.

Vendite auto elettriche: lo scenario tra rimborsi ed incentivi

Oggi le BEV (auto elettriche) sono incentivate ogni anno con dei rimborsi che lo Stato offre all’acquisto. Questo accade già da vari anni e ormai è noto che i cittadini considerano questa opportunità l’unica da tenere presente al momento dell’acquisto di un’auto.

Se si può acquistare una BEV usufruendo di un qualche incentivo statale, l’acquisto si fa, viceversa se gli incentivi sono esauriti (così come avvenuto in poche ore per quelli del 2024) si rimanda l’acquisto a quando ci saranno le nuove erogazioni.

Nessuno, o quasi nessuno pensa più di acquistare una BEV a prezzo pieno, anche quando si tratta di auto a basso costo come una Dacia Spring o una Citroen e-C3; Questo atteggiamento non cambierà neanche quando tutte le BEV costeranno quanto, o addirittura meno, delle termiche. La prova è che ci sono delle elettriche oggi che costano abbastanza poco ma non si acquistano se non con l’incentivo statale.

Le vendite delle auto elettriche, quindi, avvengono “a singhiozzo” nel senso che si fanno tutte non appena gli incentivi sono disponibili, dopo di che si fermano fino all’anno e alla sovvenzione successiva.

Auto elettriche: due categorie di utenti, vediamo la prima!

Questo che ho descritto fin qui è quello che accade all’acquisto, ma vediamo anche cosa accade dopo l’acquisto. Qui dobbiamo distinguere tra due diverse categorie di utenti: quelli che possono ricaricare l’auto a casa e quelli che invece non possono farlo. Per comodità chiamerò di CATEGORIA 1 i primi e di CATEGORIA 2 i secondi.

Quelli di CATEGORIA 1 potranno considerarsi dei veri fortunati se la loro percorrenza rientra in un raggio attorno alla propria abitazione che non supera la metà dell’autonomia della propria BEV. Infatti costoro ricaricheranno sempre a casa e non avranno MAI bisogno di ricaricare ad una colonnina pubblica, perché riusciranno sempre a raggiungere le proprie mete e a ritornare a casa rimanendo nell’ambito dell’autonomia dell’auto.

Ma gli appartenenti a questa categoria diventano sfortunati e anzi molto sfortunati non appena hanno bisogno di fare qualche viaggio lungo che richiede di allontanarsi molto dalla propria abitazione.

In questi casi essi dovranno necessariamente far uso di colonnine pubbliche quasi certamente FAST e dovranno pagare i kWh a prezzi molto elevati visto che dovranno pagare l’energia a consumo e non potranno utilizzare abbonamenti di alcun tipo trattandosi di viaggi eccezionali e non continuativi. Inoltre questi automobilisti dovranno farsi carico di procurarsi varie APP e di studiarsele bene anche se le utilizzeranno solo poche volte.

Categoria n. 2

Gli automobilisti di CATEGORIA 2 invece, quasi certamente dovranno scegliersi un fornitore con il quale sottoscrivere un abbonamento e ricaricare normalmente alle colonnine a bassa potenza lasciando l’auto, magari di notte, collegata ad una di esse e di tanto in tanto anche utilizzando colonnine FAST durante i viaggi lunghi.

Essendo abbonati con un qualche fornitore probabilmente potranno usufruire del roaming e quindi potranno rifornirsi anche da altri gestori ma di solito con un sovraprezzo.

Ovviamente per come stanno le cose gli automobilisti di CATEGORIA 2 dovranno far uso di innumerevoli APP, tutte diverse fra loro che dovranno utilizzare a seconda del fornitore.

La diversità degli utenti (intendo quelli di categoria 1 e 2) non interessa per niente ai gestori delle colonnine: essi puntano principalmente a “spolpare” quelli di categoria 2, mentre sopportano quelli di categoria 1 taglieggiandoli fortemente non appena si allontanano un po’ da casa.

I prezzi a cui si pagano i kWh alle colonnine pubbliche sono in Italia non solo molto variabili ma anche estremamente alti, tanto da raggiungere e far superare anche di molto il costo per  chilometro di un’auto termica.

È qui il caso di notare che questa situazione balorda creata per il rifornimento di kWh è completamente diversa e molto più complicata di quella del rifornimento di carburanti esistente da anni.

Le mie osservazioni sull’argomento sono le solite e cioè che la Babele delle colonnine imperversa e che quindi per i possessori di BEV, ad eccezione di quelli di categoria 1 che usano SEMPRE l’auto senza allontanarsi mai troppo dalla propria abitazione, i dolori cominciano dopo l’acquisto. In pratica si gode una sola volta all’acquisto e poi si soffre per sempre dopo.

Gli incentivi creano un danno al settore

Gli incentivi creano anche un danno in quanto fanno aumentare le vendite solo finché ci sono, e i vantaggi per gli automobilisti vengono ben presto annullati dalle sofferenze create dalla struttura pubblica di ricarica. Basta poco per capire che l’incentivazione all’acquisto, che oltre tutto ha un costo per lo Stato, non è un buon mezzo per stimolare la transizione verso la mobilità elettrica.

Quindi un Governo che volesse veramente favorirla e promuoverla dovrebbe cambiare registro e nel farlo potrebbe anche guadagnarci.

La soluzione al problema secondo il mio ragionamento

Provo quindi ad immaginare un modo più saggio di agire di un Governo intelligente.

Considerato lo scenario che ho illustrato prima e visto che ogni azione va fatta tenendone conto, e non a vanvera, il Governo farebbe bene a dismettere ogni incentivo all’acquisto ed invogliare diversamente il passaggio all’elettrico.

Visto che il freno maggiore è attualmente costituito dalla Babele delle colonnine, il Governo dovrebbe invece mettere un po’ di ordine nella distribuzione dei kWh. Dovrebbe imporre l’installazione in tempi brevi di POS e possibilmente anche lettori banconote su tutte quelle apparecchiature (e facendolo rispetterebbe anche quando richiesto dall’Europa). Dovrebbe imporre anche che la vendita fosse fatta alla stessa maniera dei distributori di carburanti e quindi senza abbonamenti e senza l’uso di fastidiose APP. Dovrebbe infine ottenere in qualche modo che i prezzi dei kWh se non proprio amministrati dallo Stato, rientrino quanto meno in dei limiti accettabili e fare anche in modo che le oscillazioni riscontrabili tra i fornitori siano minime e quindi non molto dissimili da come oscillano i prezzi dei carburanti.

Ricariche facili per incentivare l’acquisto delle auto elettriche

Una simile azione tranquillizzerebbe gli automobilisti, molti dei quali oggi rinunziano alle BEV (auto elettriche) a causa delle difficoltà nelle ricariche. Lo Stato risparmierebbe gli attuali incentivi che di anno in anno vengono stanziati e in più si tornerebbe ad acquistare le auto come sempre e cioè senza aspettare l’aiuto esterno. Inoltre le case produttrici di auto elettriche sarebbero maggiormente spinte a tenere il più basso possibile i prezzi, cosa che oggi non fanno perché sanno che una parte dei costi viene coperta dallo Stato.

Tutti fatti positivi che sarebbero utili quindi allo Stato, alle case automobilistiche e agli automobilisti.

Ma (c’è sempre un ma) questo non avviene perché, come ho anche già detto, l’interesse VERO del nostro Governo non è quello di favorire la transizione e quindi stanzia (solo per accontentare l’Europa) gli incentivi all’acquisto a Novembre 2023 e li rende utilizzabile solo a giugno 2024, e gioisce della Babele della distribuzione pubblica di kWh.

E allora come ne usciamo? Io una proposta ce l’avrei e provo a esporla subito.

Come ne usciamo?

Lo scenario l’ho illustrato abbastanza e la ricetta ci sarebbe, ma non possiamo aspettarcela, perché le idee di chi ci governa sono balorde.

Ci vorrebbe allora qualcun altro che si accollasse l’onere di mettere ordine nella distribuzione dei kWh e però non credo che ci sia nessuno in grado di farlo né che ne abbia voglia e allora a chi dovremmo rivolgerci?

Guardandoci attorno e ragionando, la prima cosa da fare è di individuare quali sono i soggetti interessati e quali gli interessi di ciascuno. Se lo facciamo vediamo subito che da una parte ci sono gli automobilisti, la maggior parte dei quali vorrebbe risparmiare sulle spese che l’auto comporta, e dall’altra i produttori di auto il cui interesse è quello di vendere. Ci sono infine i gestori delle colonnine che finora hanno chiaramente dimostrato che l’unico loro interesse è di  accaparrarsi utenti e di far pagare loro ogni kWh al prezzo più alto possibile.

Seguiamo l’esempio di Tesla

Facciamo poi un’altra osservazione: cosa ha fatto Tesla, che possiamo tranquillamente considerare la numero uno tra le case produttrici di BEV,  quando ha iniziato ad immettere sul mercato le sue auto elettriche?

Se ci pensate non ha fatto altro che offrire ai suoi clienti, oltre alle auto, anche il mezzo per usarle e ha creato una propria rete di colonnine (i Supercharger) che è tutt’ora in esercizio e che offre SOLO AI POSSESSORI DI TESLA i kWh ad un prezzo onesto. Poi successivamente, e non sappiamo per quanto tempo ancora, ha consentito la ricarica pressi i suoi Supercharger anche ai possessori di BEV diverse da Tesla sia pure ad un prezzo leggermente superiore.

Ora che abbiamo chiare le esigenze e conosciamo bene anche una struttura che funziona egregiamente possiamo procedere a trovare una soluzione che non sia di Governo.

Infine la mia proposta

Tesla da sola è stata in grado di creare una rete seria, onesta e semplice da usare. Le sue auto sono tutte “plug and charge” e quindi nulla deve fare un automobilista se non connettere il cavo alla propria vettura. Nessuna APP, nessuna tessera e nemmeno un POS per cui il sistema di ricarica è ancora più semplice che non rifornirsi ad un distributore di carburante.

E allora come mai le case costruttrici di auto non hanno pensato di copiare Tesla? Tutte insieme, o buona parte di esse insieme, avrebbero certamente le possibilità economiche quanto meno pari a quelle di Tesla e basterebbe che scendessero in campo e decidessero di creare delle strutture di ricarica simili a quelle di Tesla (che sono super collaudate), con dei prezzi FISSI e ONESTI e senza complicazioni dovute ad APP o abbonamenti o altro.

Tutte le case automobilistiche hanno fatto ingenti investimenti per immettere sul mercato le proprie BEV e certamente non l’hanno fatto per continuare a vendere solo le termiche. Dunque il loro interesse è di venderle anche e allora se realizzassero pure una struttura di ricarica seria, potrebbero annientare ENEL, ENI e compagni e avrebbero a disposizione un formidabile mezzo per incrementare le vendite delle proprie BEV.

Le parole che ogni venditore dovrebbe poter pronunciare ad un utente scettico

“Lei non compra solo un’auto elettrica che è una vettura ad alta tecnologia, ma lei viaggerà da gran signore e risparmierà soldi ad ogni chilometro percorso perché si rifornirà dalle nostre strutture che assicurano un prezzo onesto e unico in tutto il Paese, prezzo che sarà sempre circa la metà di quello necessario ad un auto termica di pari classe. Non avrà bisogno di tessere, APP o altri ammennicoli, non dovrà impazzire nell’individuare il fornitore più conveniente, non avrà bisogno di usufruire di roaming e se ricarica a casa, quando dovrà fare un viaggio lungo pagherà i kWh come tutti gli altri”.

Conclusioni

Sono sicuro che la mia proposta, se fosse ascoltata e messa in atto, sarebbe un incentivo molto maggiore di quello che lo Stato oggi offre (a pochi) all’acquisto e oltre ad essere utile agli automobilisti lo sarebbe anche per i produttori di auto.

Gli automobilisti invece degli incentivi all’acquisto sarebbero incentivati dai minori costi per l’uso delle auto, risparmiando ogni giorno oltre ad avvantaggiarsi per i minori costi di manutenzione e per l’esonero dalla tassa di proprietà per 5 anni.

La nuova struttura sarebbe anche un dura lezione agli attuali speculatori e li costringerebbe pian piano anche ad adeguarsi o a chiudere definitivamente.

Franco Fellicò