Cop26 2021
La COP26, ovvero la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, tenutasi a Glasgow, si è conclusa; il risultato secondo il nostro ministro Cingolani, è soddisfacente e l’Italia ha avuto un ruolo fondamentale. Si è arrivati ad ottenere che la temperatura media sul nostro pianeta, non aumenti di più di 1,5°C e soprattutto c’è l’impegno profuso di tutti ad aumentare la percentuale dell’energia derivante da fonti rinnovabili.
Ma ci sono anche notizie meno positive: ad esempio alcuni paesi non riusciranno in tempi brevi a raggiungere l’indipendenza dal fossile e saranno ad emissioni zero solo nel 2070, come ad esempio l’India. Molti paesi taglieranno le emissioni del 50% entro il 2030!
Le case automobiistiche non sono d’accordo
Anche le case automobilistiche hanno dimostrato eterogeneità rispetto alla fine dei motori endotermici entro il 2035/2040: Volkswagen, Stellantis, Renault, Nissan, Hyundai, BMW e Toyota, non hanno firmato l’accordo e non si impegnano ad abbandonare la produzione di auto con motore a combustione interna, ritenendo che potrebbe non essere commercialmente sostenibile, avere a listino solo auto elettriche, anche per la diversa velocità dei mercati e che a livello ambientale non si possano avere i benefici sperati, in quanto a livello globale non si ha alcuna certezza che l’energia prodotta sarà sempre più green, basti pensare che la Cina, pur essendo il maggior produttore di batterie, non si impegna a mettere al bando il carbone per la produzione di energia elettrica.
E Greta Thunberg dice ancora, blah blah blah!
Solo Volvo, Ford, GM, Mercedes-Benz, la cinese BYD e Jaguar Land Rover, hanno preso impegni concreti per il 2040! Questo cosa significa? I prossimi decenni, vedranno una promiscuità di tecnologie ad alimentare le auto che potremo acquistare nelle concessionarie di tutto il mondo. Giusto? Sbagliato? Ai posteri l’ardua sentenza…
Di sicuro, c’è, che avranno a questo punto un futuro, i combustibili alternativi non di origine fossile, come il biometano, di cui vi parlo di seguito.
Biometano per autotrazione
Il biometano è un combustibile che si ottiene dal biogas. Come? Attraverso un processo di purificazione o upgrading, che permette di rimuovere l’anidride carbonica dal biogas, che ricordiamo, è una miscela di metano e anidride carbonica, ottenuta dalla fermentazione batterica in anaerobiosi di residui organici aniimali o vegetali. Il biometano è utilizzabile esattamente come CNG (gas naturale compresso) e LNG (gas naturale liquefatto) di origine fossile e miscelato con l’idrogeno, ma con emissioni di CO2 pari a zero, su ogni veicolo attualmente alimentato a metano, senza apportare alcuna modifica all’impianto. È inoltre una soluzione in grado di soddisfare molteplici esigenze di trasporto, da quello leggero a quello pesante su distanze di migliaia di km.
Motore a metano, il più virtuoso
Ricordiamo che il motore alimentato a metano è oggi il motore a combustione interna che emette meno CO2 nell’atmosfera e contribuisce drasticamente alla riduzione degli inquinanti locali, quali PM10, PM2,5, NOx e SOx e che il prezzo, come tutti sanno è aumentato a dismisura nelle ultime settimane, a causa di meccanismi economici incomprensibili, geopolitici e di politica internazionale, che agiscono al di sopra delle capacità degli imprenditori del settore.
Produrre Il biometano in grandi quantità, porterebbe l’Italia all’indipendenza energetica, tenendo i consumatori al riparo da fluttuazioni dei prezzi alla pompa incontrollati e incontrollabili, con ricadute positive sull’ambiente, grazie a questo vettore energetico virtuoso e sull’economia.
Roma Capitale (fonte Federmetano)
Le opportunità economiche e ambientali insite nell’utilizzo della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) e di sottoprodotti per la produzione di biometano in ambito urbano e metropolitano, sono state evidenziate anche nello studio condotto da ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, incentrato su Roma Capitale.
Dallo studio si evince (fonte Federmetano) che l’Amministrazione Capitolina avrebbe a disposizione 37,6 mln Sm3 di biometano (26.306 Sm3 da FORSU e 11.281 Sm3 da sottoprodotti), sufficienti ad alimentare circa 28.200 veicoli a gas naturale, con una riduzione complessiva delle emissioni di gas serra pari a un valore compreso tra 43 e 51 mila tonnellate di CO2eq/anno (considerando il modello “Well to Wheel”).
Di conseguenza, l’intera domanda attuale di gas naturale per il trasporto in questo territorio potrebbe essere completamente soddisfatta con il biometano.
Lo studio fornisce inoltre interessanti spunti di riflessione sulla potenziale redditività di questa soluzione e sui “costi del non fare”: la profittabilità degli impianti di biometano può arrivare a 63,3 mln di euro, mentre il ritardo di un anno nella realizzazione degli impianti di biometano provocherebbe perdite economiche fino a circa 2,9 mln di euro. (fonte Federmetano)
Ridurre l’effetto serra
Impedire la circolazione di veicoli a metano è inutile e dannoso! Perché? Partiamo dal presupposto che è inevitabile che il metano vada in atmosfera, in quanto sono le attività stesse dell’uomo sul pianeta, vedi agricoltura e produzione di prodotti alimentari, così come processi fisiologici legati alla vita sulla Terra a provocare emissioni di metano nell’atmosfera.
Quindi il ruolo del biometano è fondamentale: trasformare in energia, il metano che altrimenti andrebbe disperso nell’atmosfera terrestre e non utilizzare più il corrispondente fossile.
Intercettare quindi il metano, prima della sua dispersione in atmosfera e ridurre così l’effetto serra; il biometano è l’unico esempio di soluzione a emissioni negative di CO2!