Auto elettrica, la posizione dell’Europa a Cernobbio
Il sig. Franco Fellicò, nostro affezionato sostenitore, che segue con attenzione le sorti della mobilità elettrica, anche perché lui stesso si muove in elettrico, ci scrive, dicendo la sua sul Workshop Teha di Cernobbio. Sappiamo che c’è da parte dell’Italia la volontà di anticipare dal 2026 al 2025, la revisione della legge, che vede “la morte” delle auto termiche dal 2035. Aggiungo, che questo continuo avanti ed indietro non fa bene al già martoriato settore automobilistico. È necessario avere idee chiare e ferme, per far si che tutti i brand, seguano una linea comune al più presto. Buona lettura!
Il settore automotive rischia 70.000 posti di lavoro!
Non so se c’è da ridere o da piangere, ma da quello che leggo, pare che siano tutti d’accordo: Urso, Salvini e anche il Presidente degli industriali, dicono tutti che bisogna salvare il lavoro di 70 mila lavoratori dell’automotive. Per farlo, sembra che l’unica cosa da fare sia di richiedere alla commissione UE, di andare oltre il 2035 per decretare la fine delle auto termiche.
Se la richiesta fosse quella di rinunciare al blocco delle immatricolazioni delle auto termiche, riuscirei anche a capire la richiesta, ma visto che si vuole solo spostare in avanti la fatidica data del 2035, mi sembra una decisione che non ha alcuna logica.
Questa richiesta infatti, che ogni giorno sembra sia sempre più impellente, non ha alcun senso, visto che servirebbe al massimo a ritardare un po’ quella perdita di posti di lavoro che si vorrebbe scongiurare.
Mi spiego meglio, visto che ci sono tanti se e tanti ma…
Ecco allora i SE: se già da qualche anno ci fosse stata una seria azione del Governo nel promuovere ed incentivare la conversione dei lavoratori dell’automotive dal termico all’elettrico, si fosse fatto di tutto per rendere facile, uniforme ed onesto il rifornimento alle colonnine di ricarica. Ed ancora, si fosse convinti di non riuscire a trasformare in breve tempo l’intera filiera del termico a quella dell’elettrico e che occorrerebbe qualche altro anno in più perché questa trasformazione possa essere fatta, allora SI, che chiedere di spostare in avanti la data del 2035 avrebbe un senso.
Ed ecco i MA: visto che nulla si è fatto finora per far fare in modo di adeguare i lavoratori e le industrie alla nuova tecnologia e che il Governo continua a disinteressarsi della distribuzione dell’energia elettrica per rifornire le BEV (auto elettriche). Ed ancora, che non esiste alcun progetto che si occupi nei prossimi anni di queste cose e le affronti seriamente, lo spostamento della data fatidica non servirà assolutamente a nulla, se non a ritardare di un po’, la crisi che si vorrebbe evitare.
Conclusione
A me pare, che tante personalità di Governo e dell’industria riunite a Cernobbio, abbiano fatto dei ragionamenti ad un livello bassissimo o siano stati guidati dagli interessi a breve, di ciascuno. E questo a me pare gravissimo, perché era tutt’altro che ci saremmo dovuti aspettare da chi deve pensare al futuro della Nazione e dei suoi cittadini.
Mario Draghi ha da pochi giorni pubblicato la sua ricetta per l’Europa e non ha parlato affatto di proroghe della data del 2035, ma piuttosto, di prendere lezioni dalla Cina che è ormai molto più avanti di noi e di adeguare il nostro know how al più presto alle nuove tecnologie, pena, la “lenta agonia” del nostro continente.
Franco Fellicò